VERMIGLIO ( Candidato agli Oscar e Leone D’argento al Festival di Venezia) una straordinaria opera che viaggia tra semplicità e realismo assoluto, facendo entrare lo spettatore nel paese, nei suoni, nelle espressioni e nelle voci del quotidiano del 1944 in Trentino. Sorprendente la partecipazione totale che consente a chi assiste, permettendogli in breve di far parte della vita dei personaggi, con la sensazione di star camminando con loro sulla neve, di avvertire il gelo dell’inverno nelle ossa o di stringersi con loro nei letti per scaldarsi e trovare quell’affettivita’ fraterna e ovvia dei bambini. Recitato in maniera mirabilmente credibile, ogni vicenda, naturale riflesso possibile della cultura comunitaria e del cattolicesimo di allora (la ricerca di un erotismo immaginativo, le sigarette di nascosto, lo scegliere di spendere denaro per un disco piuttosto che per le patate ai figli, il far l’amore nella stalla prima del matrimonio), ci porta a vivere intensamente la realtà interiore del singolo, avvicinarsi alla sua psicologia, insieme così prevedibile e così contorta. Un bel film, che bel film. “Vermiglio” va visto. Per la sua delicatezza, la sua bellezza, la sua poesia e l’infinita tenerezza dei discorsi dei bambini e la dolcezza . Ma va visto anche perché non era nemmeno un secolo fa che tutto ciò accadeva e il mondo, da allora, è diventatao un altro mondo.
Molti di loro però si sono procurati da soli le ferite, sono dei simulatori, che farebbero di tutto per non tornare a combattere. Stefano (Gabriel Montesi), di famiglia altoborghese, con un padre che sogna per lui un avvenire in politica, è ossessionato da questi autolesionisti e, oltre che il medico, fa a suo modo lo sbirro.Giulio (Alessandro Borghi), apparentemente più comprensivo e tollerante, non si trova a proprio agio alla vista del sangue, è più portato verso la ricerca, avrebbe voluto diventare un biologo.Anna (Federica Rosellini), amica di entrambi dai tempi dell’università, sconta il fatto di essere donna. A quei tempi, senza una famiglia influente alle spalle, era difficile arrivare a una laurea in medicina. Ma lei affronta con grinta un lavoro duro e volontario alla Croce Rossa.Qualcosa di strano accade intanto tra i malati: molti si aggravano misteriosamente. Forse c’è qualcuno che provoca di proposito delle complicazioni alle loro ferite, perché i soldati vengano mandati a casa, anche storpi, anche mutilati, purché non tornino in battaglia.C’è dunque un sabotatore dentro l’ospedale, di cui Anna è la prima a sospettare. Ma sul fronte di guerra, proprio verso la fine del conflitto, si diffonde una specie di infezione che colpisce più delle armi nemiche. E presto contagia anche la popolazione civile…